Racconti
di Maria Stella Grillo
Storia di
“Mi”, nota musicale molto curiosa
Favola per grandi e piccini
Quando il Direttore d'orchestra si fermò e gli
applausi scrosciarono, alcuni fiori piovvero sul palcoscenico.
Una rosa, non giunta alla meta, cadde sullo spartito aperto di un
violinista. Un "Mi" curioso ne captò il profumo e se ne invaghì.
Improvvisamente provò la sensazione di essere prigioniero del
pentagramma e desiderò con tutto se stesso di fuggire. Fin dalla
nascita aveva provato la sublime armonia dei suoni in un'avvolgente
unione con i suoi fratelli: do, re, fa, sol, la, si. Gli odori, però,
erano per lui un attraente mistero tutto da scoprire. Non fu difficile
uscire dal rigo facendo balzare lesta la gambetta poco prima che lo
spartito si chiudesse. Scivolò sul
pavimento, aggrappato alla rosa, sconosciuta tentatrice. -Andiamo- le
sussurrò nel calice aperto, aspirandone ancora la fragranza. -Non
posso venire con te, non riesco a muovere neppure una foglia- rispose
la rosa rassegnata al suo destino -lasciami e vai. Tu puoi raggiungere
qualsiasi luogo nel mondo- -Addio dolce compagna di un momento -
mormorò "Mi" con una vocina un po’ giù di tono mentre alcune
lacrimucce scendevano sul visetto tondo. Poi si guardò in giro,
riprese fiato e con un balzo arrivò lontano, proprio lontano. Com'era
divertente andare su e giù per il mondo, leggero come un alito di
vento, potente come un tuono! Doveva provare a se stesso il suo
valore. Raccolse le forze e sprigionò un suono talmente intenso da far
tremare tutti i palazzi circostanti. Un rumore di vetri rotti infranse
i suoi sogni. Fuggì lontano, come un bimbo quando si accorge di aver
combinato un bel pasticcio. Si ritrovò in un
campo di papaveri. Che splendore! Era così inebriato dai colori e
dagli odori che la natura generosa sfoggiava e se ne riempiva tanto la
tonda testolina da vacillare sull'esile gambetta. Improvvisamente si
fermò estasiato: una farfalla coloratissima si librava nell'aria ed
elegantemente si posava sui rossi calici, aperti al sole. -Sei così
bella! Voglio venire con te - le disse a mezza voce nel timore di
spezzare quella sua delicata bellezza, come aveva fatto con i vetri.
La farfallina si voltò e tutta impettita, accennando ad un sorriso di
convenienza rispose : -Aspettami qui, faccio un giretto poi torno-
"Mi", in fretta, raccolse alcuni fiori, sedette sopra un sasso, che
biancastro occhieggiava tra l'erba, e attese. Quando il sole scomparve
all'orizzonte, il faccino di "Mi" si rattristò. Al calar della sera
ogni bellezza scomparve allo sguardo e il piccolo suono si addormentò. Nel destarsi, al
mattino, si accorse che anche i fiori avevano pianto con lui. Asciugò
una lacrimuccia ribelle, tirò su con il naso e partì. Girovagava qua e là
facendo una pausa ogni tanto per riprendere fiato finché, una notte,
fu attratto da un lamento che proveniva da una finestra aperta. Entrò,
trattenendo a stento un suono d'emozione. Disteso sopra un lettino,
avvolto fra candide lenzuola, giaceva un bimbo e piangeva. "Mi"
comprese che il piccolo soffriva, si sdraiò accanto alla bionda
testolina e cantò una canzone. Desiderava vederlo sorridere ma il
bimbo, forse per la monotonia del suono, si addormentò. Per la prima
volta da quando era fuggito dallo spartito "Mi" si sentiva solo.
L'avventura fuori del suo mondo l'aveva arricchito di conoscenza ma
svuotato d'affetto. Aveva bisogno di tornare con i suoi compagni: do,
re, fa, sol, la, si, che senza di lui, avevano perso in completezza.
L'armonia del loro operare trascorso era diventata una ricerca
costante ma impossibile. Doveva trovare il modo per tornare nel
pentagramma. Il bagliore di una
tromba abbandonata sulla panchina di un viale riempì il suo cuore di
gioia: -Ecco qualcosa di familiare!- pensò con un filo di speranza.
-Vorrei tornare dai miei fratelli, vuoi aiutarmi?- le chiese con il
cuoricino che batteva forte. -Entra nel mio padiglione e stai pronto a
saltare nello spartito quando il musicista l'aprirà, portandomi alle
labbra. Infatti, al primo
soffio del trombettiere, "Mi" si ritrovò al suo posto sul
rigo. Le sette note, per la
gioia di essersi ritrovate, si presero tutte per mano tanto da
confondere il sonatore che, trovando il valore delle note
completamente cambiato chiuse lo spartito e se ne andò. - Finalmente
soli- intonarono i sette fratellini e una dolce melodia riempì di
colore il buio della sera.
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