Racconti

  La stella cometa

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Il viaggio
di Maria Stella Grillo

Possiamo viaggiare da soli, su imbarcazioni diverse, che ogni tanto si sfiorano e, a volte, percorrono un tratto di mare vicine, per poi tornare a seguire la propria rotta, oppure scegliere di condividere il viaggio.

We can travel alone, on various boats, than every a lot they are grazed and, to times, they cover a near feature of sea, in order then to return to follow the own route, or to choose to share the travel.

Il significato del viaggio
Il viaggio del veliero, alla scoperta dell'amore, vuole essere un percorso di ricerca interiore, un'opportunità di riflessione per  per tutti coloro che vogliono condividere questo tratto di mare. Il racconto è stato scritto come un diario di bordo. Si consiglia di leggerlo nello stesso modo: ogni giorno un  paragrafo. Buon viaggio!

E' questo il momento di imbarcarsi
All'inizio di ogni viaggio, siamo pieni di entusiasmo. Abbiamo preso una decisione, orientato le vele e lasciato il porto sicuro, dove si cullavano le nostre illusioni. Ora dobbiamo solo affidarci alla bussola del nostro cuore e allora il mare, i venti e le stelle, vibreranno all'unisono con le nostre intenzioni."Quando si vuole una cosa, l'Universo intero trama a favore. Il guerriero della luce lo sa.... e poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere" (P. Coelho)

Seguire la rotta
Nel percorrere la rotta dobbiamo tener conto delle caratteristiche della barca, dello stato del mare, della forza e regolarità del vento, delle correnti e degli ostacoli che si possono incontrare. Abbiamo la facoltà di seguire “la rotta di sicurezza”, che evita i pericoli nella navigazione, oppure di rischiare, perché quella forza che urge dentro ci spinge a “risalire il vento” e andare incontro al nostro destino. Quando stiamo seguendo la rotta del cuore, che conosce la meta del nostro viaggio, allora le acque si calmano, i venti, di cui temevamo la furia, soffiano a nostro favore e la barca mantiene la sua rotta senza deviare.

Far tacere le sirene
Hai mai sentito le sirene che cantano nei tuoi pensieri? Forse sono echi lontani, bagagli del nostro passato. Eppure hanno la presunzione di guidare la nostra braca. Per farle tacere, le dobbiamo, prima, ascoltare.

Prendersi cura della barca
Ci siamo presi cura della nostra barca? Se non l'abbiamo ancora fatto, ci fermeremo in un porto, il tempo necessario per controllare lo scafo e gli strumenti di navigazione: la bussola così importante per orientarsi, il timone, immerso nell'acqua del mare, le vele che sono il motore della nostra imbarcazione e il timoniere, che sia obbediente e sempre vigile per mantenere la rotta.

Un mare di stelle
Quante volte hai fatto una passeggiata da solo e hai osservato una foglia cadere, ascoltato lo sciabordio dell'acqua, sentito ali di vento sfiorare la tua pelle, seguito il volo di un gabbiano o la corrente dei pensieri che si rincorrono nella mente? Se i nostri pensieri si placano, al nostro correre regaliamo una sosta, alle parole una pausa di silenzio..... è allora che possiamo ascoltare la voce dell’universo e sentirci parte del tutto.

Quando le acque sono calme, noi vediamo il riflesso di un mare di stelle.

Il suono del silenzio
Il porto è ormai lontano e l'orizzonte marino intorno a noi si unisce al cielo in un amplesso senza confini. In questa silenziosa solitudine, sento il tuo respiro accordarsi al mio, in armonia con il ritmo delle onde. E' strano come parli il silenzio nell'assenza di clamore! Ascoltiamo ogni piccolo suono con gli occhi sorpresi di un bambino, che sente per la prima volta il canto di un usignolo.

E' giunta l'alba e non abbiamo dormito, catturati dalla magia di queste vibrazioni.
E' il momento di osare......

La tempesta
Questa mattina il mare è agitato o sono le nostre emozioni a soffiare sulla superficie in cui si dibattono le certezze? Abbiamo creduto alle promesse della partenza, ai “per sempre” che rassicuravano il nostro bagaglio di esperienze. Eppure non c’è giorno senza una notte, non c’è crescita, senza trauma, non esiste vita senza la morte. L’albero maestoso che allarga i suoi rami al sole, era un piccolo seme che ha dovuto lottare e spezzarsi per nascere, e lavorare sotto la superficie per prendersi lo spazio radicale e ottenere l’equilibrio necessario per crescere. E nel crescere ha dovuto confrontarsi, quando, nell’incontro con un altro essere, come te e me, ha compreso che lo spazio di cui godeva, era condiviso."... ho oscurato il sole meridiano, ho chiamato a raccolta i riottosi venti e levato il mare verde a guerra strepitosa contro la volta del cielo azzurro, ho dato fuoco alla folgore del tuono spaventoso......Tutto questo ho compiuto per virtù della scienza magica. Ma questa rozza scienza, ora, rinnego: e le chiedo soltanto, ultimo servigio, una musica divina" (da "La tempesta" di Shakespeare)

Ammainare le vele
Non siamo in grado di governare la barca e allora decidiamo di ammainare le vele e di “metterci alla cappa”, attendendo, sotto coperta, il passaggio della tempesta. Abbiamo fatto il possibile per evitare che la barca si danneggi, perché senza di essa, il nostro viaggio non potrebbe continuare. Ora la lotta si svolge dentro di noi.

Le parole sono vento
Ci guardiamo negli occhi e, per un attimo, dimentichiamo i nostri confini. Non abbiamo bisogno di parole per comprenderci. Nei nostri pensieri volano gabbiani. “Le parole sono vento ed il vento può diventare uragano, ma prima o poi la tempesta si placa e lo spettacolo riprende. Questo spettacolo che la natura generosa ci offre, senza chiederci in cambio che due occhi da spettatore”.

Dietro le nuvole c'è sempre il sole
La burrasca è passata, usciamo dal nostro rifugio rinnovati. Abbiamo la sensazione che l’energia della tempesta sia penetrata in noi. Sul ponte una nebbiolina sottile ci avvolge, il mare intorno accompagna il canto dei gabbiani. Il cielo ora limpido e azzurro nasconde velate stelle, in attesa del tripudio del sole. Ci prepariamo ad issare le vele, facendo tutte quelle piccole manovre che hanno bisogno di attenzione e silenzio. Negli alberi che puntano in alto, la gioia di una promessa.

La lotta è dentro di noi
Durante la notte, abbiamo incontrato due marinai che lottavano fra loro. Uno si chiamava "Paura" e l'altro "Desiderio". Avevano solo bisogno di dirci qualcosa. Li abbiamo ascoltati. Paura ci metteva in guardia: -state andando in acque sconosciute, potreste perdervi-. Desiderio sorrideva: -percorrerete oceani inesplorati, dove sono celati i vostri sogni, quelli che avete cullato per anni e per i quali siete giunti fin qui-. Ogni tempesta può cambiarci profondamente, ci ricorda i nostri limiti. Ma farsi travolgere o galleggiare, dipende da noi. Oggi niente più ci spaventa o ci ancora al passato. Con la certezza di chi conosce i desideri del cuore, continuiamo il viaggio. Il vento spinge dolcemente le nostre vele.

Mantenere la rotta
Il timoniere deve fare il possibile per governare dritto. Il serpeggiare assorbe una parte della forza propulsiva fornita dalle vele. Ogni colpo della ruota del timone è un colpo di freno al nostro cammino. L’effetto frenante è minore se si maneggia la ruota con delicatezza e sensibilità. Ma non basta. Una volta indirizzato il timone sulla rotta da seguire, bisogna cercare di toccarlo il meno possibile e, per evitare ciò, si deve prevenire, con piccoli tocchi leggeri, ogni deviazione.

Il colore dei ricordi
La sera è calata, come morbida coperta sull'orizzonte. Domani sarà il primo giorno, dopo l'addio di oggi. I giorni sono come le onde del mare, mai uguali e nascono tutte dall'oceano, dove muoiono dopo aver lambito la terra, levigato rocce, trasportato conchiglie. Del nostro passato possiamo cambiare solo i ricordi, dipingendoli di colori allegri o tristi. Con i colori scelti, sarà tessuta la trama del nostro futuro e la gioia del nostro presente.

Come la sabbia e l'acqua
C’è una piccola isola. Decidiamo di fermarci per fare rifornimento d’acqua. Ci sediamo vicino alla riva del mare e osserviamo le onde distendersi sulla sabbia, che dolcemente si lascia penetrare. Non c’è separazione nella natura. Smarriti, ingabbiati nei nostri ruoli, avevamo perduto la connessione io e l’altro, come quella che unisce fiore e suolo, pesce e acqua, sole e terra, ed ora te e me.

Come i gabbiani
Un gabbiano che saltellava lungo la riva, si è alzato in volo per scendere velocemente sull’acqua, immergersi e riemergere con il cibo di cui ha bisogno. Pensiamo alla nostra casa, piena di oggetti inutili “che possono servire”, alla nostra mente, ingombra di preoccupazioni per il domani. Eppure, l’universo ci offre tutto quello che ci occorre, quando siamo vigili e pronti ad afferrarlo

Giorni in piena
Mi hai chiesto: che giorno è? Ed io ho avuto qualche incertezza nel risponderti. Ricordo ogni momento del nostro viaggio, i problemi che abbiamo affrontato, le paure che ci bloccavano e gli attimi di abbandono in cui eravamo uno con l’universo. Il presente che stiamo assaporando, è parte consapevole del nostro cammino, che come un fiume è nato dalla sorgente per raggiungere il mare. Che cos’è il tempo?.... ”Se nessuno me lo chiede, lo so; se, però qualcuno me lo chiede, non so dare una spiegazione” (Sant’Agostino)

Uno infinito siamo noi universo
Quando ero piccola, i miei nonni mi dicevano di pregare Dio per ottenere le grazie che desideravo;  avevo il loro affetto ed ero felice. Quando sono crescita, e le nostre strade si sono divise, pregavano Dio perché la mia vita seguisse il percorso che loro ritenevano giusto. Ho detto loro: - Se pregate Dio per me, per favore, non ditegli cosa deve fare, Lui lo sa –.

Alternarsi alla guida
Rapita dalle fantasie della notte, non ho dormito, e questa mattina non riesco a concentrarmi. Ora sei tu a prendere il comando della barca. Una volta stabilita la rotta, esiste tra noi soltanto collaborazione, perché aneliamo alla stessa meta.

Percepire la luce
Siamo immersi in una leggera foschia; la superficie della barca, come la nostra pelle, si dipinge di piccoli arcobaleni. Attraverso la nebbia possiamo rivolgere il nostro sguardo al sole. La sua luce racchiude in sé tutti i colori, ma l’intensità non ci permette di distinguerne le sfumature. Quando riusciamo a percepire la luce che emana ogni essere vivente, non vediamo più differenze o difetti e proviamo solo amore.

Ricordi clandestini
Quando tutto sembra procedere in una pigra bonaccia, ecco che in noi si scatena la tempesta. Un bagaglio clandestino ha viaggiato nelle immagini che hanno popolato il nostro sonno. Miriadi di ricordi sembrano volerci risucchiare in un vortice. Permettere che ciò avvenga significherebbe naufragare. Con infinita pazienza li esaminiamo, prendendo ciò che ci serve per proseguire il viaggio.

Fantasmi del passato
Un fantasma si aggira irrequieto sul ponte tra il sonno e la veglia. Vuole convincermi che in questa vita dobbiamo soffrire e rinunciare ai piaceri effimeri della carne per ottenere la gioia eterna dopo la morte. Prospettiva allettante! Rispondo con le parole che una bambina spaventata non ha saputo trovare: - se tu fossi meno severa con te stessa, mi ameresti.- Cerco la tua mano, in rada sotto il cuscino, e mi abbandono alle onde del sonno, ancorata ad una piacevole realtà.

"Non è il tuo amore che voglio. Voglio soltanto sentirti vicino e che, muta e silenziosa, di tanto in tanto, mi tendi la mano..."(Neruda)

Stringere il vento
In un porto, dove ci siamo fermati per fare rifornimento di viveri ed acqua, abbiamo conosciuto un vecchio pescatore che non esce più in mare a distendere le sue reti, ma suona la chitarra in una bettola del porto. E' come se avesse, al posto delle dita, i tentacoli di un polipo. Mentre ascoltiamo rapiti la sua musica, una domanda si agita nella mia mente, ma non oso chiedere. E lui mi risponde: - Arriva un momento, per tutti, in cui la nostra barca non ha più la forza di "risalire il vento", e allora dobbiamo "stringerlo", assecondando i nostri talenti, con gli strumenti che abbiamo imparato ad usare con destrezza -. Seduti sul ponte a contemplare il cielo, dove refoli d’aria calda modellano docili nuvole, rompiamo il silenzio che ci univa, con l’ambiguità delle parole che ci divide. Io vedo una farfalla che danza nel vento e tu un libro con le pagine che si aprono al sole. Fra qualche istante cambieremo idea e forse i nostri punti di vista non saranno mai uguali.

Dimentichi delle ansie cittadine, stiamo scoprendo la libertà di vivere secondo i nostri ritmi, pur assecondando, senza alcuno sforzo ma con un selvaggio piacere, quelli della natura, scanditi dal sorgere e tramontare del sole, dall'andamento del vento e dello stato del mare.

Il gioco
Ci siamo emozionati come bambini alla vista dei delfini che seguivano la nostra barca saltando, e abbiamo riso e scherzato come non facevamo da tempo. Penso al sorriso dei bambini che nasce dall'innocente gioia di vivere. Per un bambino la vita è gioco, nel gioco impegna tutto sé stesso in maniera naturale e spontanea, nel gioco crea le sue regole e le cambia, nel gioco è libero e felice. Crescendo diventa maledettamente serio, i modelli riduttivi che la società gli offre, spengono la sua voglia di giocare, costringendolo ad adeguarsi. E' molto difficile rimanere sé stessi in un mondo dove la diversità diventa emarginazione. Il lavoro, che poteva essere un sfida creativa da condividere con altri, si trasforma in una corsa al potere, al successo, e si perde la connessine con i compagni di gioco. L'amore che il bambino sente libero e spontaneo per la natura, le persone, le cose, diventa, nella chiusura in spazi angusti e definiti e nel rifiuto, in nome di non so quale regola di perbenismo, una parola senz'anima che nasconde un vuoto che non si può colmare.

Ti guardo e forse ti vedo per la prima volta. Te ne accorgi e mi sorridi: "Ma si può sapere perché mi stai fissando?" "Forse perché non ti avevo mai visto prima, forse perché ho paura che mi sfuggano quei particolari che ti rendono tanto speciale: i gesti, il respiro, le espressioni che rivelano le tue emozioni, tutto ha un significato per me”.

Da bambini ci hanno insegnato a pregare per chiedere perdono, protezione, aiuto. Recitare preghiere che ci sono state insegnate o farle nascere spontaneamente dal fuoco del desiderio o della gratitudine, aiuta a entrare in quella parte profonda di noi stessi, connessa con l’universo. Il vento ha perduto la sua forza, ma l’energia dei nostri pensieri, emozioni, movimenti corporei, concentrati sulla rotta da seguire, ha dato la spinta necessaria perché la barca procedesse con al sua andatura regolare. Saremo molto dolci con il timone per preservare l’abbrivio.

Sotto una volta di stelle
Questa sera voglio preparare una cena speciale. Insisti per partecipare, così ci organizziamo nella piccola cucina, dividendoci i compiti, lo spazio, la responsabilità della riuscita. Apparecchiamo sul ponte, sotto una volta di stelle. Il rollio della barca fa danzare il vino nei calici.

La mappa non è la realtà
Per poter navigare, abbiamo studiato, superato esami, ottenuto l’abilitazione. I nostri maestri hanno tracciato la mappa necessaria alla nostra partenza. Ma la mappa è solo una rappresentazione della realtà, non è la realtà. Sarà l’esperienza, con le prove che dovremo affrontare a "calcolare la rotta" del nostro viaggio.

Fare acqua
Catturata dalla fantasia, sto scrivendo da almeno sei ore. Quando scrivo non mi rendo conto del tempo che passa, né sento fame o sonno. Mi hai portato il caffè, che ho bevuto distrattamente, e hai cercato di parlarmi più volte, senza riuscire a distogliermi dal mio isolamento, poi mi hai aggredito con raffiche di parole pungenti, E' nel vuoto dell'abbandono che si aprono le ferite dell’amore. Possiamo “fare acqua” imbarcandola a causa di una falla, avaria, infiltrazione, oppure riempiendo i serbatoi di bordo.

Ti abbraccio
Ti abbraccio e in questo semplice gesto, c'è tutto l'amore che sento. Ogni asprezza si placa in te, e ti comprendo.

Se non ci fosse un  passeggero la barca resterebbe ancorata in un porto. Se non ci fosse il comandante, ogni componente dell’equipaggio agirebbe secondo la sua volontà cercando di prevalere sugli altri e la barca non avrebbe una rotta. Dov’è il regista che imposta le azioni delle maschere della nostra personalità variegata?

In balia delle onde
Stimo discutendo sulla capacità di governare una barca. Secondo me, dirigere un’imbarcazione per mezzo del timone e agendo opportunamente sulla regolazione delle vele, è un’arte che dobbiamo imparare. Quante volte abbiamo lasciato la nostra barca in balia delle onde e dei venti? “Un uomo può essere un uomo…… Sì, è possibile smettere di essere una macchina, ma, per questo, è necessario prima di tutto conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa, e non può conoscersi. Quando una macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina… e comincia ad essere responsabile delle proprie azioni. (P.D. Ouspensky)

Risalire il vento
Dobbiamo “risalire al vento” bordeggiando. Nei momenti in cui la natura ci sfida, mettendoci alla prova, e noi siamo disposti ad ascoltare ciò che ha da dirci, troviamo la forza per superare la tempesta.“Talvolta dobbiamo lottare con chi amiamo. L’uomo che tutela i propri amici non è mai vittima delle tempeste dell’esistenza; ha le forse per superare le difficoltà e andare avanti. Eppure, tante volte, si sente sfidato ad coloro ai quali cerca di insegnare l’arte della spada….. - Quando mi sfidano, in realtà, vogliono parlare con me-”. (Paulo Coelho)

Dare fondo all’ancora
“Diamo fondo all’ancora” e raggiungiamo a nuoto la spiaggia. Come bambini ci immergiamo nell’acqua per scoprire i tesori del mare. Trovo una conchiglia e vorrei portarla sulla barca come ricordo, ma non lo faccio. Un piccolo essere, chiuso nel guscio, chiede di vivere. Posso prendere la conchiglia, e lasciarlo morire, oppure rimetterla sul fondo, portando con me quella vita nel cuore.

Bordare a segno
La funzione della vela è quella di catturare il vento e di lasciarlo fuggire liberamente, dopo averlo sfruttato Il vento sulla vela può agire da spinta o da freno. “Bordiamo a segno” le nostre vele per usare a nostro vantaggio l’energia che la natura ci offre, anche quando sembra opporsi al nostro cammino.

Il temporale
La brezza leggera fa gonfiare le vele, e la barca fila con velocità di due nodi. Stai dormendo cullato da piccole onde che si rincorrono sulla superficie azzurrina. Ti chiamo: - Sta arrivando un temporale, dobbiamo ridurre la velatura – Mi prendi in giro, dicendo che devo aver consultato la sfera di cristallo. Invece ho soltanto osservato le nuvole e ascoltato la voce del vento.

Accordare gli strumenti
Sento che non hai fiducia in me e istintivamente mi allontano in quel deserto dove cresce solo la mia tristezza. A specchio reagisce il tuo orgoglio. Allora il nostro canto si trasforma in un lamento. Dobbiamo accordare i nostri strumenti se vogliamo ritrovare l’armonia e proseguire il viaggio.

Noi siamo Uno
La resistenza all’aria e al vento delle parti emerse si oppone all’avanzamento della  barca. Per questo motivo dobbiamo ridurla il più possibile e regolare le nostre vele. Guardiamo l’orizzonte che si unisce con il mare. In qualsiasi momento e in qualunque luogo, il cielo aderirà perfettamente alla terra. Nella natura non c’è separazione. Gli esseri umani, invece, imprigionati dietro le rigide maschere dei ruoli, hanno smarrito la connessione con gli altri esseri viventi, fonte di energia, come quella tra cielo e mare, albero e suolo, te e me, nell’attimo che stiamo vivendo.

Bisogno di rimanere soli
Oggi il rollio della barca mi fa star male. Sono costretta rimanere senza forze sulla mia cuccetta. Accorri con il tuo arsenale di medicinali mentre io vorrei soltanto rimanere sola e chiudermi dentro. Al mio rifiuto di ricevere le tue cure, ti offendi. Nonostante il malessere, ti parlo, per evitare di rompere l’equilibrio che abbiamo raggiunto. Ti ringrazio per il bagaglio di esperienza che mi offri ma ora ti chiedo di smettere di preoccuparti e di occuparti della barca, lasciandomi alla cura di me stessa, l’unica cura di cui ho bisogno. Mi comprendi e torni sul ponte, senza aggiungere parole.

Marosi in superficie
Verso sera sorvegliamo il moto ondoso e i segni del vento: nuvole, refoli, mentre ondate di gratitudine ci attraversano. Ci sentiamo in unione con l’universo e siamo mare, vento, sole, gabbiani, l’altro. In questi momenti di consapevolezza, comprendiamo verità che non riuscivamo a penetrare. Poi un “colpo di vento”, un pensiero, una preoccupazione ci catturano, e senza saperlo, seguiamo la loro scia e ci perdiamo nell’inferno dei nostri vissuti dolorosi. Sulla superficie, marosi biancheggianti di spuma.

Arrendersi
Abbiamo dato fondo all’ancora e raggiunto a nuoto la spiaggia di un’isola che volevamo esplorare. Camminando lungo la riva, la sabbia cedevole accoglie le nostre impronte che subito dopo le onde cancellano, come a voler purificare la profanazione della sua bellezza. Osserviamo le impronte scomparire insieme ai nostri pensieri, che si arrendono alle onde dell’universo, mentre quella parte di noi, sopita, maltrattata, dimenticata, rinasce dalla spuma del mare a nuova vita.

Continuiamo la nostra passeggiata lungo la riva. Sentiamo i muscoli, forse intorpiditi dalla lunga permanenza in barca, risvegliarsi e rispondere al fluire del sangue, e osserviamo la vita che danza insieme a noi: alcuni scogli, affioranti, erosi dalle continue carezze delle onde; un tronco che stende verso l’alto le sue radici levigate; i riflessi accecanti dell’acqua penetrata dal sole, le risate di un bimbo che sta creando un castello di sabbia.

“Io sono parte del sole come il mio occhio è parte di me. Che sono parte della terra, i miei piedi lo sanno perfettamente, e il mio sangue è parte del mare.”. (D. H. Lawrence)

Ci avviciniamo a un vecchio pescatore che sta rammendando le sue reti, spinti dal bisogno di comprendere il suo rapporto con il mare. Il sorriso che ci regala prima di parlare, disegna sul suo volto piccole rughe azzurre. – Per ottenere qualcosa nella vita, ci vuole preparazione, pazienza, perseveranza. Quando le reti saranno intatte, studieremo le condizioni del mare, il “letto del vento”, la posizione del sole, per scegliere il momento in cui i pesci saranno disponibili a donarsi. E una volta in mare, raggiungeremo la zona che ci è stata indicata dai segnali dell’universo e “daremo fondo all’ancora”. Non sottovalutate questo momento, perché le correnti e il vento potrebbero allontanarci dal nostro obiettivo. Solo quando la barca si sarà stabilizzata, proveremo a calare le reti. Se saprete dedicarvi con la stessa cura ai vostri progetti, questi entreranno nelle vostre reti, così come i pesci, oggi, finiranno nelle mie.-.

Cedevolezza
Abbiamo raccolto alcuni rami secchi per accendere un falò. Sarebbe impossibile piegarli senza spezzarli. Cedevolezza è sinonimo di vita, e durezza di morte. “La perfezione è attraente e quanto mai seducente.. Riposo, pace e tranquillità, certezza, permanenza, prevedibilità e l’assoluta certezza di una continua perfezione, ecco gli allettamenti della morte. Vero è che, quando siamo morti, siamo perfettamente morti.”(T. e P.Malone)

Unirsi alla sorgente
Osserviamo il fuoco che divampa crepitando tra i rami e danza tendendo le sue fiamme verso le stelle. L’aria, che alimenta la fiamma, è attratta dalla terra, per la forza di gravità, ma vicino al fuoco si riscalda, diventa più leggera, e sale verso l’alto. Ci vengono in mente le parole di Saint-Martin: “L’uomo è fuoco; la sua legge, come quella di ogni fuoco, è quella di dissolvere il suo involucro e di unirsi alla sorgente da cui è separato.” Le trasformo, seguendo il senso che mi hanno ispirato: L’uomo è amore, la sua legge, come quella dell’amore, è quella di dissolvere la diga che lo separa dalla sorgente a cui è unito.

Cambiare le regole
Il chiarore di un cielo sfumato di rosa, annuncia l’alba. Dobbiamo rimetterci in viaggio, ma decidiamo di cambiare il programma che avevamo stabilito. Il vecchio pescatore ci ha parlato di un’isola e di un suo strano abitante, con tanta passione, che ci è venuta voglia di raggiungerla. Consultiamo la carta nautica e seguiamo la “rotta di atterraggio” verso un nuovo approdo. Come bambini noi stabiliamo le regole e le cambiamo, per non smettere mai di giocare.

Per non dimenticare, voglio scrivere la storia che ci ha raccontato il vecchio pescatore: Quattro passeggeri superstiti dopo un ammaraggio nell’oceano antartico, erano in attesa di soccorsi in una zattera di salvataggio. Ognuno di loro era ben coperto e aveva del cibo, ma lo teneva ben nascosto nel timore di doverlo dividere con gli altri. Quando arrivarono i soccorsi, li trovarono morti per assideramento. Dentro le loro borse c’era cibo in abbondanza. – Strano – pensò uno dei soccorritori, - se avessero mangiato, avrebbero potuto sopravvivere al freddo .-. Si può sopravvivere quando fuori fa freddo, ma non quando il gelo è dentro di noi. Mi chiami, perché dobbiamo manovrare per entrare nel piccolo porto dell’isola, poco più di una baia. Procediamo con la minima velocità, anche se abbiamo una gran voglia di toccare terra.

Rinforziamo gli ormeggi, perché il tempo minaccia e scendiamo sulla banchina del porto. Un altro veliero sta entrando con una manovra spettacolare. Lo osserviamo, come si osserva qualcosa per la prima volta. “Vi è alcunché di toccante in una nave che giunge dal mare aperto e ripiega le sue bianche ali per riposarsi un poco.”. (Joseph Conrad) Prima di farci catturare dal fascino dell’isola, volgiamo lo sguardo alla nostra barca e ci sembra di percepirla in modo nuovo. Stringo la tua mano, mentre un fiume di gratitudine mi attraversa. Alcuni marinai, seduti in un bar, ci sorridono, forse contagiati da questo momento di connessione con l’universo che stiamo vivendo.

Chiediamo ai pescatori di indicarci la strada per la casa di Aliseo . – Casa? – ridono, consigliandoci di cercarla lungo la spiaggia. Raggiungiamo la spiaggia e lo troviamo, o, per essere più precisi, è lui a trovare noi.

Gratitudine
Per la notte, ci offre un comodo giaciglio e noi accettiamo, felici come bambini. E prima di lasciarci soli, ci regala una perla di saggezza: - Spesso ci dimentichiamo di ringraziare Dio, così come noi possiamo concepirlo, per il miracolo della vita, per gli incontri meravigliosi, o semplicemente perché ci ama. -.

La rosa dei venti
“Lui ha disegnato sull’antica “rosa dei venti” i nostri principali sentimenti: quelli che ci fanno soffrire o ci esaltano, o come i venti mutano… Da nord a sud, seguendo i punti cardinali e intermedi della bussola, i venti non si chiamano più scirocco, o libeccio, tramontana o grecale: ma gelosia o passione, odio o entusiasmo. Come se la nostra vita fosse un viaggio in mare, e la nostra barca fosse ogni volta sospinta da un vento nuovo che ci fa cambiare rotta e spirito.”. (da “La Rosa dei sentimenti” di Paolo Mosca).
Possiamo usare questi venti a nostro vantaggio, lasciando andare le vele o timonando per correggere la direzione.

Mi siedo su uno scoglio ad osservare il tramonto e tu mi raggiungi, senza parlare, sfiorandomi i capelli con un tocco leggero. In quei brevi momenti in cui io percepisco me stessa e te, senza gli occhiali del giudizio, correndo il rischio di mostrarmi per quella che sono, e tu mi accogli senza condizioni , allora noi siamo “Uno”,  infinito in un uni-verso d’amore.

 “Oggi lui sta camminando sulla riva del mare. Passano gli anni, ma non perde la voglia di cercare conchiglie sulla sabbia, lasciate dalle onde più lunghe della notte. Per lui, trovare una conchiglia bianca a tre punte, come quella di stamattina, è un buon segno..” (Paolo Mosca) Dobbiamo riprendere il mare e ci avviciniamo a lui per salutarlo. Le sue braccia ci avvolgono in affettuoso silenzio. Prepariamo le vele, scegliendone il gioco, le alziamo e molliamo l’ormeggio. Mi commuove vedere la sua mano alzata, che diventa sempre più piccola, man a mano che ci allontaniamo dalla banchina. Cerco il fazzoletto nella tasca della giacca, e trovo: una conchiglia bianca a tre punte.

Il vento che viene da terra spinge la barca in mare aperto.

“Chiudi gli occhi. Odi il vento? Navigare ti sembra, veleggiar per il deserto mare. Odi il vento tra le sàrtie? Odi  il gemito degli alberi allo sforzo delle vele? (Gabriele D’Annunzio)

"E' delicata la felicità. Non sei un funambolo e avanzi passo a passo, non sai niente dei giorni, cammini sul filo, non vedi lontano. Se guardi in basso hai le vertigini, non guardare. In basso tutti gli uccelli si raggelano e tutti gli uomini si proteggono. Tu cammini in alto, ma è difficile, la felicità. Rischi ad ogni passo, avanzi docile. In ogni rischio c'e' felicità. Vai verso te stesso e il filo non ha fine" (Philippe Delerm)

La forza del silenzio
Una bava di vento ci permette appena di governare la barca. Il mare è come uno specchio, ogni tanto turbato da piccole increspature che non lasciano tracce di spuma. Il silenzio ci cattura con una forza alla quale è impossibile opporsi.

“Dio mio, ora sapevo perché i giovani si ubriacavano di musica. Il silenzio fa paura, è un'assurda luce viola che illumina senza pietà le crepe della vita, fino alle ultime connessioni”. (Il capitano Achab da “Il porto ritrovato”) Nel cielo limpido della notte, le stelle brillano senza far rumore.

Calma piatta. La nostra barca è immobile e silenziosa. Sappiamo, per esperienza, che l’assenza di vento non si prolunga per molto tempo. Ci siamo lasciati alle spalle certezze rassicuranti, più immobili di questo mare d’olio. Qualcuno ci aveva detto che rischiare un viaggio verso l’ignoto sarebbe stato pericoloso, forse come morire. Ma noi stavamo già morendo, annoiati, tristi e stanchi, ognuno chiuso nella sua cabina, ben arredata, a bordo di una nave che non andava da nessuna parte.

Una leggera brezza, ci permette di manovrare al meglio. Non è il silenzio che mi fa paura, no, è la sensazione di parlarti e non essere compresa. Ti raggiungo al timone e te lo dico. Le mie parole, come creste di onda, precipitano rotolando e ti fanno vacillare.

Il silenzio fa paura
Questa mattina il vento ci traversa, mettendo alla prova le nostre capacità di manovra. Decidiamo di ridurre la vela. Il mare è agitato: onde biancheggianti di spuma ci colpiscono con qualche spruzzo. Resti in silenzio ed io in attesa. Vorrei urlare: “dimmi qualcosa”, ma il governo della barca assorbe tutta la tua attenzione, o almeno così sembra. Sostituiamo il fiocco con la tempestina e puntiamo verso un approdo.

Un colpo di mare fa cadere la conchiglia, che avevo ricevuto in dono, spezzandola. Mi chino a raccogliere quello che resta, e trovo al suo interno un piccolo foglio arrotolato. Lo apro con delicatezza e leggo: - prima o poi il mare farà cadere l’involucro che ti proteggeva dalla tempesta. Non puoi evitarla: ci sei dentro. Ora ti chiedo di leggere il testo di San Paolo sulla carità, mettendo il tuo nome dove la parola manca. Ti sono vicino.

"…..è paziente
è benigna……
non è invidiosa…….
non si vanta
non si gonfia
non manca di rispetto
non cerca il suo interesse
non si adira
non tiene conto del male ricevuto
non gode dell'ingiustizia
ma si compiace della verità.
Tutto scusa
Tutto crede
Tutto spera
Tutto sopporta…"

Piango.

Mettersi alla cappa
Con il mare in tempesta, per una barca a vela è impossibile entrare in un porto, senza un motore ausiliario. Non possiamo lottare contro il vento e il mare, e decidiamo di metterci alla cappa. Mi appoggio al parapetto gridando alle ombre della notte, alcuni versi di una poesia di Tagore, per te che non mi ascolti:

Dal principio alla fine
ho denudato la mia vita
davanti ai tuoi occhi,
senza nulla celarti
o trattenere.
Ed è per questo
che non mi conosci.”

"E' notte, una notte piena di stelle. Il mio corpo sfinito riposa... ma io sono con tutto me stesso nell'attrezzatura e nelle vele per ascoltare il mare... palpare il vento che abbonaccia e mi dice che la notte sarà veramente bella". (Bernard Moitessier). Non credo alle lusinghe del vento che mi ha spinto a imbarcarmi con te su questa nave. Forse domani troveremo, per me o per te, un “porto di rifugio” che ci separi. Per condividere il viaggio è necessario essere in due.

La mia fragilità
Questa mattina a destarmi non è il rumore del frangere delle onde, il mare è una tavola, ma il tintinnare delle tazzine che stai mettendo su un vassoio. Hai preparato il caffè e me lo porgi, insieme alla tua fragilità: - So quello che vuoi, ma non sono sicuro di potertelo dare. Mi sento così insufficiente e sciocco, spaventato e bambino. Ho la sensazione di non avere la forza e la sicurezza che tu vuoi e di cui hai bisogno. Sono anzi sorpreso che tu ti aspetti da me che io sia ciò che hai bisogno che io sia. Io voglio esserlo, e se non fossi così spaventato, forse ce la farei.- .

Ti abbraccio mentre onde di tristezza trascinano il mio cuore alla deriva.

Siamo giunti all’imboccatura del porto. Il mare calmo, e una brezza leggera, ci aiutano nelle manovre di ormeggio. Hai preparato la tua sacca da viaggio e ti allontani in un gran silenzio. Incapace di dirti addio, seguo i tuoi passi sulla banchina; il nostro viaggio non ha superato la tempesta. E così resto sola sul ponte, chiedendo al mare, al vento e alle stelle: - perché? –

Seguo la danza di un gruppo di gabbiani intorno a un peschereccio.

Un gabbiano non può comprendere un delfino, eppure condividono il viaggio nell’universo.

Un veliero non è stato creato per restare con vele ammainate in un porto, ma da sola non posso governare una barca così grande.

Ascolta la musica
e danza
e quando sarai stanca
danza ancora un po’.
Danza da sola,
con gli altri,
nell’universo che danza.
Danza per le stelle
e la luna,
al ritmo delle onde
che danzano.
E quando ti sembrerà di cadere,
fai un volo di cuore,
ma non fermarti
Stella

Dalla radioricevente mi giunge un messaggio: “Un vascello è fatto per solcare i mari: se si ferma in un porto è solo per fare scorta di acqua e viveri, rammendare le vele, riparare la chiglia, far riposare l'equipaggio, aspettare che passi il fortunale dell'oceano che ostacola la navigazione. Dunque che il timoniere del vascello faccia scorta di acqua e viveri, rammendi le sue vele, ripari la sua chiglia, si ristori e aspetti che passi il fortunale. Perché un vascello è fatto per navigare, non per restare fermo in un porto.” (Messere)

Restare ancorata mi rassicura, la mia fragilità si culla in questa certezza.

Pronta a issare le vele e mollare gli ormeggi, dopo aver fatto le formalità di uscita e la cambusa, ti ritrovo e salpiamo dal pigro rifugio, con rotta verso nord-ovest. L’Aliseo ci accompagna dolcemente ed allegri brindiamo all’inizio della nostra nuova avventura.

Ogni partenza è un'incognita
Ogni partenza è un'incognita. Speranze, paure, oppure gioia di scoprire qualcosa di nuovo. Mi affaccio, guardo la terra che pian piano si allontana, poi chiudo gli occhi con un profondo sospiro e lascio che l'aria intrisa di salsedine inondi il mio volto. E mi tornano in mente i versi di una poesia scritta tempo fa: "la vita è lasciarsi andare alla corrente avida di mare".

Maria Stella Grillo
 

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