Racconti
Isolina
di Soloio, Stella e Zina
Francesca, una donna
di 35 anni, era stata soprannominata Isolina perché viveva isolata da
tutto e da tutti. Cortese, per carità, quando la incontravi, e anche
non brutta, sebbene poco curata. Ma....remota. Ecco, remota è la
parola giusta, era a un metro da te ma sembrava lontana 10 miglia.
Viveva, manco a dirlo sola, con una gatta persiana grigia di nome
Gigia. Certe volte la osservavo di nascosto, dal balcone (abito di
fronte a casa sua) mentre passeggiava nel suo monolocale, oppure
mentre sedeva alla sua piccola scrivania, talvolta assorta nei suoi
pensieri, talvolta a scrivere su dei foglietti. Remota ma serena,
sembrava. Quando si alzava il vento, i piccoli fogli, carichi dei suoi
pensieri, volteggiavano nell'aria come farfalle impazzite. Dava un
senso di serenità osservarla, e lo facevo spesso, con un po’ di timore
di sembrare indiscreto. Finché un giorno osservai una cosa diversa dal
solito, che non mi sarei mai aspettato. Quel giorno non era sola nel
suo appartamento. Era come un'ombra che s'insinuava tra i suoi capelli
e la tenda di lino azzurra. Era come un vento che la faceva danzare
leggera davanti alla finestra aperta, come a voler spiccare il volo.
"isola" sarebbe stato un nome troppo crudo, l'avrebbe tagliata da
tutto per sempre; come se avesse voluto partecipare a tutti il suo
improvviso desiderio di solitudine. me la vedo ancora davanti agli
occhi, con il capo leggermente reclinato sulla spalla, un lieve
sorriso sulle dolci labbra, e lo sguardo che sul più bello, andava
oltre, lontano, nell'infinito; ciò accadeva anche se era in compagnia
di tante persone, era come se ad un certo punto, avesse bisogno, come
di una boccata di ossigeno, di entrare nel suo mondo segreto e di
cullarsi dentro. La gente di paese, si sa, quando non riesce a vivere
le proprie fantasie le proietta sugli altri a volte demonizzandole. E
così accadde che qualcuno fece circolare la voce che Isolina aveva un
amante. Si diceva fosse di un marinaio venuto da lontano. Spaventata
da tutto quell'interesse malsano nei suoi confronti, Isolina chiuse le
finestre al sole e al vento. Dietro i vetri, si vedeva solo la gatta,
Gigia, che spiava la strada nella speranza di un sorso di libertà.
quel giorno l'isola era battuta da una bufera così violenta che tutti
restarono chiusi nel confortante calore delle proprie abitazioni.
Isolina ne approfittò per uscire: nessuno avrebbe notato quella
flessuosa figura che correva in riva al mare: pareva che danzasse, i
piedi nudi quasi sfioravano la sabbia flagellata dalle onde verdastre,
lei, avvolta nel suo scialle violetto, gli scarmigliati capelli
inseguiti dal vento, presa da una misteriosa euforia , cantava, quasi
urlava una canzone sconosciuta che le usciva dalla gola quasi non
riuscisse a trattenerla; allora, in un attimo le fu tutto chiaro: la
sua vita sarebbe trascorsa così: in mezzo alla gente ma sola e, appena
ne avesse avuta l'opportunità, sarebbe scappata a raggiungere il suo
amante misterioso ed appassionato: il mare.
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