Camminava lenta sulla sabbia
bianca, a tratti quasi rosata, così fine come
zucchero, mentre il sole tramontava sulla distesa
del mare. Il tramonto accendeva come una enorme
tavolozza le nubi bianche sospese nel cielo in
grandi forme vaganti dai contorni marcati. Serena
pensava alla sua vita solitaria. Aveva chiuso la
porta del suo cuore all’amore, ed aveva ben
custodita la chiave nella cassaforte ermetica dello
scetticismo. Soffriva di disturbi esistenziali
: malesseri, ansie, insonnia, difficoltà di rapporti
umani :una sofferenza repressa che, sicuramente,
affondava nel passato le sue radici.
Stanca, si sdraiò sulla spiaggia cercando di mettere
a fuoco le forme indistinte delle nuvole, che ,via
via trasformava in immagini suggerirtele dalla
fantasia: era il suo passatempo preferito. Ecco la
forma di un grande drago, seguito da una pecorella
bianca e soffice. La sua mano affondava nella sabbia
che scorreva fra le sue dita. Ad un tratto, lo
trovò. Era conficcato nella rena, era un cilindro
lungo e sottile. L’oggetto riluceva più forte e più
piano, quasi a tempo del suo battito cardiaco.
Sembrava di vetro, ma era leggermente cedevole al
tatto, morbido e luminoso. Doveva solo agitarlo ed
esprimere un desiderio. Osservando una piccola
nuvola che, leggera, assumeva la forma di un
cavallino, Serena espresse il suo desiderio :
viaggiare a ritroso nel tempo per scoprire la causa
dei tormenti che l’affliggevano., e che le
impedivano di aprirsi all’amore con fiducia.
Galleggiò leggera per una frazione di secondo, per
poi ritrovarsi a bordo della piccola nuvola. Vide il
suo corpo inerte sulla spiaggia. Una brezza lieve
spingeva il cavallino oltre la distesa del mare,
verso le colline dell’entroterra. Si sentiva libera
, galleggiava avulsa dal corpo. Era puro spirito.. E
lo spirito non più legato alla carne, aleggiava
proiettato nel remoto passato di una sua vita
precedente. Fluttuò su un casale situato nel verde
della collina. Era una ragazzina giovanissima. Se ne
stava immobile sulla sponda del fiume affascinata ad
osservare i pesciolini che si rincorrevano sotto la
superficie limpida dell’acqua.. Era tanto
concentrata, che sussultò quando sentì chiamare il
suo nome. Si alzò e, saltellando, mosse verso una
giovane donna che l’aspettava ferma sulla soglia
della sua casa non lontana da fiume.. Aprì il
cancelletto di ferro, e si buttò letteralmente fra
le braccia della madre. “Ho saputo che finalmente
questa lunga guerra è finita " la informò la mamma "
finalmente gli alleati ci hanno liberati !” Pochi
minuti dopo, si trovarono in cucina, il centro della
casa, il locale più usato. Piuttosto ampio e
semplice , aveva un grande camino di pietra, travi
di legno al soffitto e il pavimento di cotto. Era un
ambiente caldo ed accogliente. Con gesti rapidi e
sicuri, la mamma preparò il the. La ragazzina
raggiunse il tavolo al centro della stanza, coperto
con una tovaglia, ed allungò una mano verso i
salatini ed i biscotti cominciando ad assaporarli
lentamente. -“Mamma, hai sentito un rumore là fuori?
“ La madre tese l’orecchio a raccogliere il fruscio
di passi avvertito dalla figlia. Ed ecco, la porta
venne spalancata con forza da una vigorosa pedata.
Fermi sulla soglia, si materializzarono, contro lo
sfondo verdeggiante della natura intorno, due
soldati. Erano laceri, sporchi, stanchi. Indossavano
la divisa dell’esercito tedesco, ed avanzavano
guardinghi. In un italiano stentato chiesero cibo
che la mamma si affrettò ad offrire loro con un
incerto sorriso. Poi, fulminea, si svolse una scena
raccapricciante. Uno dei soldati schizzò
improvvisamente in avanti, afferrò la madre
inchiodandola al muro,e la ragazzina impietrita,
assistette impotente a quell’orrore. Dopo aver
abusato di lei, il soldato le sparò a bruciapelo
freddandola all’istante. Sgomenta e stordita la
piccola vide la madre afflosciarsi. L’insensatezza
di tutto ciò le provocò rabbia,angoscia, un senso di
impotenza,era gelida in ogni parte del corpo e
tremava dal freddo. Dopo pochi terrificanti minuti,
si avvicinò alla madre. Tenendo la sua testa in
grembo e cullandola, sfiorò con dita tremanti i
contorni del suo viso. Vide nel centro della fronte
il piccolo foro insignificante che aveva stroncato
la sua vita. Mentre, china, catturava l’ultimo
sguardo appannato della madre, l’altro soldato
l’agguantò alle spalle, e lei cadde
rovinosamente,sbattendo la testa sulle pietre
annerite del grande focolare che la sottrassero
pietosamente ad una ben più crudele tortura. Serena
fluttuava sulla tragica scena della sua vita vissuta
anni prima. Una lacrima scendeva sulla sua guancia,
mentre una voce saliva dai recessi del suo spirito
:” Hai varcato la soglia del tempo per inoltrarti
nel tuo passato. Ti ho condotta a ritroso per
insegnarti che esistono infinite possibilità future.
Spesso le cose che temiamo di più sono già successe
in una vita passata.. e la nostra anima ritiene che
possano diventare reali nel nostro futuro. Gli
uomini ti hanno trattato ingiustamente,. Il tuo
subconscio in questa vita, inconsapevolmente si
difende dall’oltraggio subito nella tua vita
precedente. Ma, ricordati : se provi amore non puoi
sentirti in pericolo. L’ amore insegna a perdonare
la rabbia e l’odio che tu hai provato e che ti
assilla in questa vita, esse sono emozioni inutili e
dannose. Perdona, dunque perchè il perdono è un atto
d’amore. Allontana le tue paure. Tu devi combattere
perchè l’amore e la comprensione trionfino, e ti
aiutino a riconciliarti col mondo che ti circonda...
Ogni anima ha una potenza ed una bellezza che
attinge dall’universo, non dimenticarlo.
Credi in te stessa, non lasciarti influenzare
continuamente" sottolineò la voce "Accadrà qualcosa,
presto nel tuo futuro. Accoglila con fiducia. Io
sarò sempre presente accanto a te." Serena aperse
gli occhi, e vide la volta stellata. S’era fatta
notte. Stringeva ancora nel pugno il piccolo magico
cilindro che avendo perso il suo splendore, riluceva
di un debole chiarore, debole come la luce di una
lucciola morente.. Aveva trasmesso allo spirito di
Serena tutta la sua energia. La fanciulla ricordava
tutti i particolari del sogno, della sua vita
passata. Essi erano molto vividi e reali e s’erano
fissati nella sua mente. Finalmente si allentarono
le barriere che le sbarravano il passo verso il
futuro. Si alzò e, stringendo saldamente la
bacchetta, si avviò lentamente verso casa.
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