Programmazione Neuro Linguistica
di
Adriano Bilardi e Attilio Maria Scarponi
La Programmazione Neurolinguistica,
solitamente detta in maniera abbreviata PNL, è nata dal felice
incontro di due intelligenze davvero perspicaci, uniche ed
eccezionali, quella di John Grinder, professore di linguistica, e di
un suo allievo, Richard Bandler, studente di matematica e
d’informatica. Questi due geniali autori, attraverso l’osservazione
acuta dell’operato di alcuni psicoterapeuti di successo dell’epoca
(Milton Erickson, Fritz Perls e Virginia Satir) ed un’altrettanto
acuta sintesi delle conoscenze scientifiche di vari campi
apparentemente distanti fra loro - come l’informatica, la
cibernetica e la linguistica – hanno cominciato a supporre che il
comportamento degli umani, per quanto differenziato e talvolta
bizzarro possa a prima vista apparire, ha una sua struttura ed è
retto da regole che, se conosciute, possono essere utilmente
utilizzate per migliorare la qualità della vita di ciascuno. E
questa struttura è osservabile anche in quel particolare
comportamento umano retto da regole che è il linguaggio, come
avevano notato Chomsky e gli altri scienziati che avevano studiato i
linguaggi e proposto il modello della “grammatica trasformazionale”.
Il cuore della PNL è l’affermazione che il comportamento umano è
“organizzato per programmi”, cioè ha una struttura, ed è controllato
dal sistema neurale (del quale i cinque sensi sono i sistemi
sensoriali alla base della percezione) attraverso la “trasduzione”
dell’informazione che l’organismo riceve dall’interno di sé e dal
mondo esterno. L’interazione di un essere vivente con il resto del
mondo è un processo di comunicazione che, fra gli umani, è mediata
dal linguaggio e quindi anche attraverso il linguaggio, sia quello
esterno che quello interno, avviene la programmazione delle funzioni
neurali dell’individuo e cioè dei modi in cui egli risponde agli
stimoli, ossia “si comporta” con tutto il suo essere fisico, mentale
e spirituale. Dall’osservazione dei comportamenti esteriori
(movimenti oculari, gesti, posture, respirazione, lessico, tono e
velocità del parlato, ecc.) è quindi possibile risalire ai processi
mentali di ciò che accade dentro di noi, ovvero ai programmi
comportamentali in atto, anche se, naturalmente, ci rimangono ignoti
i contenuti del pensiero, a meno che non siano riferiti dal
soggetto, e soltanto nel modo e nella misura in cui il soggetto può
e vuole riferirli. Infatti, il più delle volte e per la maggior
parte, i contenuti dei nostri processi mentali, così come, si badi
bene, i processi mentali medesimi, sono fuori della nostra
consapevolezza, ovvero sono inconsci. E proprio qui sta l’intuizione
degli Autori della PNL! Per cambiare un comportamento, ovvero il
risultato di un processo, non è necessario conoscerne i contenuti
simbolici che sono processati. È sufficiente - per usare una
terminologia presa a prestito dall’informatica - conoscere il
listato d’istruzioni del programma sottostante quel processo e
sapere come modificarlo per ottenere un comportamento diverso in
tutte le circostanze in cui il soggetto utilizzerà quel programma.
Ma che cos’è, in questo contesto, un “programma”? È il risultato di
un apprendimento di strategie comportamentali rivelatesi efficaci in
esperienze passate. Quando però le medesime strategie continuano ad
essere applicate in contesti diversi, a causa di un’errata
categorizzazione e rappresentazione dell’esperienza, i risultati
possono essere catastrofici in termini di salvaguardia del benessere
psico-fisico della persona. In tal caso, il Programmatore
neurolinguista operatore del cambiamento ha a sua disposizione tutto
un nutrito set di “tecniche” per aiutare il soggetto ad effettuare
un nuovo apprendimento, una nuova categorizzazione, nuove
distinzioni e nuove generalizzazioni che hanno come risultato la
ristrutturazione dell’esperienza soggettiva della persona e
l’acquisizione conseguente di nuove abilità di risposta nei contesti
appropriati. Il soggetto amplia così il bagaglio delle sue strategie
di risposta di fronte alle nuove esperienze della vita, che d’ora in
poi sarà per lui più ricca e soddisfacente. La conoscenza può avere
una funzione “etica”, nel senso che può essere messa al servizio del
nostro comportamento, e può essere “ecologica”, nel senso che può
essere rispettosa degli equilibri ambientali ed integrata in essi.
Questo è sicuramente vero per la PNL. Conoscere i meccanismi, i
processi, la struttura dell’esperienza soggettiva umana, ci pone
nella condizione di agire nel mondo in modo più efficace e più
rispettoso verso gli altri, incrementando le nostre abilità
comunicative ed empatiche, e migliorando, quindi, la nostra
intelligenza emotiva. Per questo motivo, le scoperte della PNL sono
utili non solo nella psicoterapia, ma anche nella vendita, nella
formazione, nella negoziazione ed in generale in tutte le
circostanze nelle quali c’è comunicazione fra le persone. Tuttavia,
affinché la conoscenza si trasformi in abilità e competenze, ed
affinché queste diventino un “modo di essere e di agire spontaneo”,
di modo che l’attenzione non debba più rivolgersi ad esse
coscientemente e sia libera di concentrarsi sui “contenuti” delle
interazioni, cioè della comunicazione, è necessario che i nuovi
apprendimenti vengano sperimentati ed assimilati, fino al punto di
sostituire le vecchie abitudini. Per questo motivo, nessun libro,
nessun trattato possono promettere di insegnare ciò che solo
l’esperienza del “fare” attraverso l’esempio del maestro, e sotto la
sua supervisione, il suo feedback di rinforzo o di correzione, può
permettere di apprendere.
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