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La sofferenza dei bambini
Il tuo bambino è
nervoso, aggressivo, oppure tiene il broncio, si isola e
piange? Quando un bambino ha questi comportamenti spesso viene
etichettato come capriccioso oppure malato e
quindi sgridato, oppure portato dal medico o dallo psicologo.
A scatenare le
crisi di sofferenza di un bambino può essere una parola o
un comportamento che il genitore agisce senza
rendersi conto di ferire suo figlio. Capita a tutti i
genitori, ma può diventare un fattore positivo alla crescita del
bimbo se, in risposta al comportamento strano del piccolo: muso,
capriccio, nervosismo, risposte o azioni aggressive, invece di
sgridarlo, facendolo sentire in colpa per le sue reazioni
fastidiose, ci si rivolge a lui chiedendogli di esprimere il
problema che lo fa soffrire, e si cerca con lui una
soluzione per risolverlo. In questo modo il bambino si sente
amato e compreso.
A scatenare le
crisi di sofferenza di un bambino può essere anche una parola
o un comportamento che un fratellino agisce sapendo che
farà arrabbiare suo fratello. La provocazione spesso produce la
reazione dell’altro ma può diventare un fattore positivo alla
crescita dei due fratellini se, in risposta al comportamento
reattivo: risposte o azioni aggressive contro il fratello o il
genitore che non riesce a comprenderlo, il genitore, invece di sgridarlo,
facendolo sentire in colpa per le sue reazioni fastidiose, si
rivolge a lui chiedendogli di esprimere il problema che lo fa
soffrire, e si cerca con lui una soluzione per risolverlo.
In questo modo il bambino si sente amato, e compreso nel suo
dolore, e non ha più bisogno di reagire con aggressività verso
il fratello, i genitori, o, peggio, verso se stesso perché
incapace di gestire la sua rabbia e la sua impotenza.
Quando un
bambino non si sente compreso e ascoltato nel suo dolore, ed è
nervoso, fa capricci, o agisce in modo aggressivo verso gli
altri o verso se stesso, i genitori di solito pensano che è il
bambino ad
avere un problema, e lo portano dal medico o dallo
psicologo perché sia curato. E questo non fa altro che buttare
altri sensi di colpa sulle spalle del piccolo, e farlo sentire
sempre più solo e sbagliato. Inoltre il problema non si risolve,
perché i genitori continueranno a usare con lui il solito
comportamento che ha provocato il disturbo.
Se il bambino è
sano fisicamente e pieno di energie vitali, forse non è lui ad
avere bisogno del medico.
Forse ad aver
necessità del medico o dello psicologo sono i genitori che si
trovano di fronte un problema che evidentemente non sanno come
gestire, ed hanno quindi bisogno di un aiuto professionale per
poter a loro volta aiutare i loro figli. (lastellacometa)
02-10-2014
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Realizzare i nostri sogni
A volte qualcuno
mi chiede per quale motivo non sia riuscito a realizzare un
sogno, seppure realizzabile, nonostante i vari tentativi messi
in atto per realizzarlo. E insisto sulle parole "realizzare",
"realizzabile", "realizzarlo", in quanto i sogni, se non si
materializzano nella nostra realtà, sono solo illusioni che
creano in noi un senso di fallimento.
Prendo spunto da un caso, di cui mi sono occupata, per farvi
comprendere il meccanismo del fallimento dei nostri tentativi
per realizzare i nostri sogni.
Una signora lamentava di aver vissuto sempre poveramente,
facendo sacrifici e non potendosi mai permettere qualcosa di più
dello stretto necessario per sopravvivere. Le ho chiesto di
esprimere i suoi desideri, rispondendo per iscritto a un
questionario che le ho proposto, e poi di descrivermi la sua
vita nel momento in cui le sue finanze le avrebbero permesso di
vivere come lei riteneva necessario per essere felice. Abbiamo
lavorato poi sulle sue risorse, e sulle azioni necessarie per
raggiungere il traguardo desiderato. Alla fine di ogni incontro,
le chiedevo di continuare a lavorare su di sé anche a casa,
scrivendo tutto quello che le sarebbe venuto in mente durante la
settimana. Così, rileggendo insieme a me i suoi appunti, e
rispondendo alle domande che le ho posto, finalmente lei ha
scoperto che tutte le sue azioni, e i suoi pensieri, erano
orientati alla povertà, come: accettare un lavoro extra,
remunerato miseramente, affittare una camera della sua casa,
chiedere un prestito in banca, ecc. Finché i suoi pensieri
sarebbero rimasti legati alla vecchia immagine di se stessa, e
alle credenze imposte dall’educazione ricevuta, la donna non
avrebbe mai potuto realizzare il suo sogno. Solo prendendo
coscienza delle abitudini mentali dannose, cambiando le sue
credenze, e immaginando una se stessa senza i limiti imposti
dall’educazione e dalle esperienze passate, il miracolo si è
potuto compiere. (lastellacometa)
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Supermercati e
prodotti scadenti
Negli ultimi
anni la qualità dei prodotti nei supermercati è diventata sempre
più scadente, e la scelta tra le varie marche si è
assottigliata, al punto che, se vogliamo, ad esempio una
scamorza affumicata, dobbiamo accontentarci dell’unico prodotto
che si trova negli scaffali frigorifero, di solito mediocre.
Insomma quei prodotti veramente buoni e sani, che una volta
potevamo acquistare, ormai non si trovano più, e le “pecore”
devono accettare passivamente quello che le multinazionali
offrono loro. Inoltre le piccole aziende, che producevano
alimenti di qualità, sono costrette a chiudere perché i
supermercati non si riforniscono più da loro.
La maggior parte di prodotti poi viene da altri paesi, dove c’è
minor controllo, oppure passa per prodotto italiano ma di
italiano hanno solo la ditta che li lavora oppure che li
confeziona.
Molti italiani subiscono passivamente questa politica, che li
rende simili a “galline da allevamento in batteria”, ed sono
costretta a mangiare grandi quantità di cibo spazzatura per
sopravvivere.
E non mi riferisco solo si prodotti confezionati, pensando, come
molti, che i cibi freschi siano più genuini. Spesso i cibi, così
detti freschi, provengono da altri paesi, e fanno un lungo
viaggio per arrivare da noi: dov’è quindi la freschezza? In alcuni
di questi Paesi la gente muore di fame: strano eh? Fanno un lungo
viaggio, e passano di mano in mano, e in questi passaggi può
accadere di tutto. Per non parlare dei pesticidi e di tutti i
veleni che li accompagnano. La qualità scadente, i cibi marci e
rovinati sono davanti ai nostri occhi, ma poiché ci sembra di
non poter scegliere, abbassiamo la testa e li acquistiamo.
Qualcuno si rende conto del male che ci stanno facendo ma si è
ormai arreso ed esclama: -che ci posso fare?-.
E invece possiamo fare molto: basterebbe non acquistare i
prodotti scadenti che ci propinano.- Ma allora-, direbbe la
pecora, -che cosa mangiamo?-.
Se rimaniamo con la testa sul cibo, come galline in batteria,
non ci resta che continuare a ingozzarci della spazzatura che ci
mettono davanti, ma noi siamo esseri umani e abbiamo una scelta.
Se alziamo la testa e ci guardiamo intorno possiamo scoprire
persone di talento, spesso organizzate in cooperative, che
lavorano per offrirci un cibo che ci nutre, e dona vigore al
nostro corpo, un cibo sano, come dovrebbe essere, e come era in
principio.
In questi ultimi anni sono nate cooperative agricole che
hanno la finalità di valorizzare l'agricoltura locale in
ogni regione. Cercate e troverete.
Un giorno, molto vicino, nei supermercati, e nei negozi
alimentari, i gestori capiranno che hanno bisogno di cambiare
politica per sopravvivere, e allora ci sarà una grande rivoluzione
che porterà a un innalzamento della qualità della vita. (lastellacometa)
Buon appetito!
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Emozioni devastanti
Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche
Abele offrì primogeniti del suo gregge e il Signore gradì Abele
e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne
fu molto irritato al punto di uccidere suo fratello.
Il rifiuto subito da Caino, è sperimentato da ogni essere umano,
fin da banbino, quando qualcuno non gradisce i suoi doni, o
preferisce quelli di un altro, o quando diventa vittima di una
prepotenza o del privilegio altrui. Può succedere in famiglia, a
scuola, nel lavoro, in società.
Caino si irrita, come succede a tutti, e viene preso
dall’abbattimento, e questo è comprensibile. A questo punto egli
può rivolgersi al Signore è chiedergli il perché del suo
rifiuto. Ma non ne ha il coraggio, si sente impotente e
arrabbiato. E invece di rivolgere la sua rabbia verso colui che
ha rifiutato il suo dono, di fronte al quale si sente impotente,
si sfoga con suo fratello, che ha la sola colpa di aver ottenuto
quello che a lui è stato negato, ma non è certo responsabile
delle scelte del Signore.
Prendiamo in considerazione il fatto dal punto di vista umano, e
immaginiamo un genitore che si comporta allo stesso modo con i
suoi due figli. Due fratellini hanno fatto un disegno, e ne
fanno dono alla mamma. La mamma dimostra di gradire il disegno
di uno dei due bambini, mentre rifiuta l’altro, solo perché
quello scelto, secondo il suo giudizio, è ben fatto, mentre
l’altro è scadente. Come pensate possa sentirsi il bimbo a cui è
stato rifiutato il dono? Tremendamente arrabbiato. Se questa
persona non riuscirà ad esprimere i suoi sentimenti,
rivolgendosi alla mamma per chiederle il motivo del suo
comportamento, avrà due possibilità: rivolgere la rabbia verso
colui che crede l'abbia defraudato dell’oggetto del suo amore, o
verso se stesso, a causa dei sensi di colpa che le emozioni
hanno generato. Tutti coloro che rivolgono la rabbia verso
persone innocenti, lo fanno perché si sentono impotenti, e non
hanno il coraggio di affrontare chi è stato la causa della
ingiustizia che hanno subito, ma cercano solo uno sfogo alle
loro emozioni devastanti.
Gli atti di terrorismo ne sono una prova evidente, visto che a
pagare sono sempre altri poveri innocenti, e quasi mai coloro
che detengono il potere e quindi sono responsabili del dolore
che hanno provocato. In questo modo, da vittime innocenti di
un'ingiustizia, questi individui passano dalla parte del torto,
rischiando di scontare anche una pena.
(lastellacometa)
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